ESCURSIONE BOTANICA SUL “SENTIERO DEI FIORI CLAUDIO BRISSONI”
ATTENZIONE: è necessaria l’iscrizione anche per i soci FAB.
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La serata avrà come tema la presentazione della nuova specie Campanula bergomensis, con particolare enfasi alla sua scoperta, descrizione e differenze con le specie affini, elaborazione dell’articolo scientifico con cui la specie è stata pubblicata e implicazioni biogeografiche di questo nuovo endemita bergamasco. La presentazione avverrà a più voci, e sarà a cura di Federico Mangili (Coordinatore Scientifico Gruppo FAB), Barbara Valle (ricercatore presso l’Università di Siena), Elena Eustacchio (Dottorato in Scienze Ambientali) e Marco Caccianiga (Professore Associato presso l’Università degli Studi di Milano).
La relazione avrà luogo a Colognola, presso l’auditorium nell’ex chiesa di San Sisto, in Via della Vittoria.
E’ IMPORTANTE LA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I SOCI!
Dimostriamo interesse e gratitudine per questo straordinario traguardo del FAB, accogliendo numerosi i relatori e tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito al successo della ricerca!
La serata avrà come tema la presentazione della nuova specie Campanula bergomensis, con particolare enfasi alla sua scoperta, descrizione e differenze con le specie affini, elaborazione dell’articolo scientifico con cui la specie è stata pubblicata e implicazioni biogeografiche di questo nuovo endemita bergamasco. La presentazione avverrà a più voci, e sarà a cura di Federico Mangili (Coordinatore Scientifico Gruppo FAB), Barbara Valle (ricercatore presso l’Università di Siena), Elena Eustacchio (Dottorato in Scienze Ambientali) e Marco Caccianiga (Professore Associato presso l’Università degli Studi di Milano).
La relazione avrà luogo a Colognola, presso l’auditorium nell’ex chiesa di San Sisto, in Via della Vittoria.
E’ IMPORTANTE LA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I SOCI!
Dimostriamo interesse e gratitudine per questo straordinario traguardo del FAB, accogliendo numerosi i relatori e tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito al successo della ricerca!
Giambi, che più volte in passato ci ha fatto condividere la sua passione naturalistica attraverso video filmati di grande interesse, ci ha inviato alcune note sulla serata che ci proporrà in questa occasione:
“Anche chi non c’è mai stato sa cosa è uno zoo; ci si va per vedere degli animali ma questi sono in gabbia o, nella migliore delle ipotesi, in grandi recinti in cui si muovono con qualche agio, ma si trovano comunque privati della libertà. Gli uomini, spettatori di questa natura reclusa, si muovono invece liberamente e ben visibili dagli animali stessi. Questo, magari proprio perché gli animali si sono abituati alla presenza degli umani, influisce negativamente sul comportamento degli animali che perdono la loro spontaneità. Anche quando sembrano ignorarlo sono dipendenti dall’uomo, fosse anche solo perché regolarmente nutriti.
Viceversa nelle Oasi, perlomeno in quelle che verranno descritte in questa video-proiezione, gli uomini si muovono lungo percorsi nascosti alla vista degli animali. Questi vengono osservati, e magari fotografati, attraverso oblò o dall’interno di capanni dotati di finestre-feritoie da cui è possibile osservare e fare foto senza essere notati. In questo modo gli animali mantengono del tutto inalterato il loro naturale comportamento anche se non sempre sono magari vicinissimi. Ovviamente i visitatori abituali delle Oasi in questione sono appassionati dell’osservazione degli uccelli, dotati di binocoli o cannocchiali e/o amanti della fotografia naturalistica che vi praticano la cosiddetta “caccia fotografica” con fotocamere dotate di ottiche spesso molto potenti e in grado di fornire immagini di qualità anche degli animali non vicinissimi.
Queste Oasi sono destinate all’osservazione degli animali e quindi realizzate in luoghi dove questi sono numerosi e attratti da un ambiente senza disturbo e ricco di opportunità, in particolare per quanto riguarda le possibilità di nutrirsi e di nidificare. Spesso comunque si tratta di ambienti che offrono anche interessanti spunti dal punto di vista paesaggistico e da quello vegetazionale e floristico.
Da noi queste condizioni sono perlopiù realizzate negli ambienti umidi dove, soprattutto nei periodi più favorevoli dell’anno, si assiste a elevate concentrazioni di uccelli che trovano opportunità di riposo durante le migrazioni e una elevata disponibilità alimentare sia per i predatori che per chi si nutre di piante o semi.
Si tratta di ambienti particolarmente ricchi dal punto di vista della biodiversità che offrono interessanti osservazioni anche per chi non è solo interessato all’ornitofauna.
Vengono presentate sei situazioni; dalla piccola Oasi Saletti, a pochi km da Bergamo, all’Oasi WWF di Orbetello, a quella di Sant’Alessio, presso Pavia, all’oasi LIPU di Torrile, presso Parma. E poi due Oasi in provincia di Udine a Marano Lagunare e alle foci dell’Isonzo.
Durata del filmato 57 minuti, riprese effettuate in parte in qualità full HD e in parte in qualità 4K”.
Giambi, che più volte in passato ci ha fatto condividere la sua passione naturalistica attraverso video filmati di grande interesse, ci ha inviato alcune note sulla serata che ci proporrà in questa occasione:
“Anche chi non c’è mai stato sa cosa è uno zoo; ci si va per vedere degli animali ma questi sono in gabbia o, nella migliore delle ipotesi, in grandi recinti in cui si muovono con qualche agio, ma si trovano comunque privati della libertà. Gli uomini, spettatori di questa natura reclusa, si muovono invece liberamente e ben visibili dagli animali stessi. Questo, magari proprio perché gli animali si sono abituati alla presenza degli umani, influisce negativamente sul comportamento degli animali che perdono la loro spontaneità. Anche quando sembrano ignorarlo sono dipendenti dall’uomo, fosse anche solo perché regolarmente nutriti.
Viceversa nelle Oasi, perlomeno in quelle che verranno descritte in questa video-proiezione, gli uomini si muovono lungo percorsi nascosti alla vista degli animali. Questi vengono osservati, e magari fotografati, attraverso oblò o dall’interno di capanni dotati di finestre-feritoie da cui è possibile osservare e fare foto senza essere notati. In questo modo gli animali mantengono del tutto inalterato il loro naturale comportamento anche se non sempre sono magari vicinissimi. Ovviamente i visitatori abituali delle Oasi in questione sono appassionati dell’osservazione degli uccelli, dotati di binocoli o cannocchiali e/o amanti della fotografia naturalistica che vi praticano la cosiddetta “caccia fotografica” con fotocamere dotate di ottiche spesso molto potenti e in grado di fornire immagini di qualità anche degli animali non vicinissimi.
Queste Oasi sono destinate all’osservazione degli animali e quindi realizzate in luoghi dove questi sono numerosi e attratti da un ambiente senza disturbo e ricco di opportunità, in particolare per quanto riguarda le possibilità di nutrirsi e di nidificare. Spesso comunque si tratta di ambienti che offrono anche interessanti spunti dal punto di vista paesaggistico e da quello vegetazionale e floristico.
Da noi queste condizioni sono perlopiù realizzate negli ambienti umidi dove, soprattutto nei periodi più favorevoli dell’anno, si assiste a elevate concentrazioni di uccelli che trovano opportunità di riposo durante le migrazioni e una elevata disponibilità alimentare sia per i predatori che per chi si nutre di piante o semi.
Si tratta di ambienti particolarmente ricchi dal punto di vista della biodiversità che offrono interessanti osservazioni anche per chi non è solo interessato all’ornitofauna.
Vengono presentate sei situazioni; dalla piccola Oasi Saletti, a pochi km da Bergamo, all’Oasi WWF di Orbetello, a quella di Sant’Alessio, presso Pavia, all’oasi LIPU di Torrile, presso Parma. E poi due Oasi in provincia di Udine a Marano Lagunare e alle foci dell’Isonzo.
Durata del filmato 57 minuti, riprese effettuate in parte in qualità full HD e in parte in qualità 4K”.
Dott. Elia Lipreri
Elia si è laureato in Scienze della Natura presso l’Università degli Studi di Milano, con una Tesi triennale sulle contrazioni areali di alcuni ghiacciai lombardi e poi con una Tesi Magistrale riguardante le relazioni tra l’evoluzione dell’uso del suolo e la vegetazione. E’ stato borsista di ricerca presso l’Università degli Studi di Brescia dove si è occupato di analisi degli agroecosistemi. Attualmente presta servizio come Tecnico al Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia, dove è responsabile della digitalizzazione delle collezioni naturalistiche e dove conduce ricerche sugli ecosistemi, con particolare interesse per le comunità vegetali. E’ autore e co-autore di articoli scientifici indicizzati e di articoli divulgativi su riviste e testi monografici. Ha svolto attività divulgativa come relatore tenendo diverse conferenze. E’ socio della Società Botanica Italiana, del Centro Studi Naturalistici Bresciani e della Associazione Botanica Bresciana.
Dott. Stefano Andreoli
Stefano ha conseguito una Laurea Triennale in Tecnologie Forestali ed Ambientali e una successiva Laurea Magistrale in Scienze Forestali ed Ambientali, relativamente alla Gestione dell’Ambiente e della Biodiversità, presso l’Università degli Studi di Padova. Ha inoltre conseguito l’abilitazione all’insegnamento per la classe di concorso in Scienze Naturali, Chimiche e Biologiche presso l’Università di Brescia e l’Università di Bergamo. Ha avuto diverse esperienze all’estero di collaborazione con docenti sulle metodologie di insegnamento dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento antropico in ambito sia scientifico che artistico. E’ stato borsista di ricerca in botanica ambientale e applicata presso l’Università degli Studi di Brescia nonché Ricercatore in botanica – progetti di Servizio Civile – presso il Museo di Scienze Naturali di Brescia E’ autore e co-autore di articoli scientifici indicizzati e di articoli divulgativi su riviste e testi monografici. Ha svolto attività divulgativa tenendo diverse conferenze. Attualmente è Docente di Scienze Naturali, Chimiche e Biologiche presso un Liceo scientifico bilingue in Brescia (Lezioni in italiano e in inglese) E’ socio del Centro Studi Naturalistici Bresciani e della Associazione Botanica Bresciana.
La relazione
A conclusione delle ricerche naturalistiche multidisciplinari svolte in Val Carobbio tra il 2022 e il 2023, a cura del Centro Studi Naturalisti Bresciani con il contributo di diverse Associazioni e in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali del Comune di Brescia, i relatori, Dott. Elia Lipreri e Dott. Stefano Andreoli, presentano quanto individuato dal punto di vista floristico e vegetazionale (boschi, arbusteti, praterie), con lo sguardo aperto a tutto il contesto ambientale dell’area.
La ricerca ha permesso di conoscere le peculiarità di questa porzione di territorio che per le sue caratteristiche geografiche e fisiche, e grazie anche alle sue condizioni antropiche, contribuisce in misura significativa alla biodiversità del territorio bresciano.
Da questa ricerca è scaturito il volume n. 34 della collana “Monografie di Natura Bresciana” dedicato alla “Geobiodiversità della Valle del Carobbio”.
Poiché una corretta gestione del territorio non può prescindere dalla sua conoscenza, questo lavoro diventa uno strumento indispensabile per chi ha il compito di gestire quest’area naturale.
Dott. Elia Lipreri
Elia si è laureato in Scienze della Natura presso l’Università degli Studi di Milano, con una Tesi triennale sulle contrazioni areali di alcuni ghiacciai lombardi e poi con una Tesi Magistrale riguardante le relazioni tra l’evoluzione dell’uso del suolo e la vegetazione. E’ stato borsista di ricerca presso l’Università degli Studi di Brescia dove si è occupato di analisi degli agroecosistemi. Attualmente presta servizio come Tecnico al Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia, dove è responsabile della digitalizzazione delle collezioni naturalistiche e dove conduce ricerche sugli ecosistemi, con particolare interesse per le comunità vegetali. E’ autore e co-autore di articoli scientifici indicizzati e di articoli divulgativi su riviste e testi monografici. Ha svolto attività divulgativa come relatore tenendo diverse conferenze. E’ socio della Società Botanica Italiana, del Centro Studi Naturalistici Bresciani e della Associazione Botanica Bresciana.
Dott. Stefano Andreoli
Stefano ha conseguito una Laurea Triennale in Tecnologie Forestali ed Ambientali e una successiva Laurea Magistrale in Scienze Forestali ed Ambientali, relativamente alla Gestione dell’Ambiente e della Biodiversità, presso l’Università degli Studi di Padova. Ha inoltre conseguito l’abilitazione all’insegnamento per la classe di concorso in Scienze Naturali, Chimiche e Biologiche presso l’Università di Brescia e l’Università di Bergamo. Ha avuto diverse esperienze all’estero di collaborazione con docenti sulle metodologie di insegnamento dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento antropico in ambito sia scientifico che artistico. E’ stato borsista di ricerca in botanica ambientale e applicata presso l’Università degli Studi di Brescia nonché Ricercatore in botanica – progetti di Servizio Civile – presso il Museo di Scienze Naturali di Brescia E’ autore e co-autore di articoli scientifici indicizzati e di articoli divulgativi su riviste e testi monografici. Ha svolto attività divulgativa tenendo diverse conferenze. Attualmente è Docente di Scienze Naturali, Chimiche e Biologiche presso un Liceo scientifico bilingue in Brescia (Lezioni in italiano e in inglese) E’ socio del Centro Studi Naturalistici Bresciani e della Associazione Botanica Bresciana.
La relazione
A conclusione delle ricerche naturalistiche multidisciplinari svolte in Val Carobbio tra il 2022 e il 2023, a cura del Centro Studi Naturalisti Bresciani con il contributo di diverse Associazioni e in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali del Comune di Brescia, i relatori, Dott. Elia Lipreri e Dott. Stefano Andreoli, presentano quanto individuato dal punto di vista floristico e vegetazionale (boschi, arbusteti, praterie), con lo sguardo aperto a tutto il contesto ambientale dell’area.
La ricerca ha permesso di conoscere le peculiarità di questa porzione di territorio che per le sue caratteristiche geografiche e fisiche, e grazie anche alle sue condizioni antropiche, contribuisce in misura significativa alla biodiversità del territorio bresciano.
Da questa ricerca è scaturito il volume n. 34 della collana “Monografie di Natura Bresciana” dedicato alla “Geobiodiversità della Valle del Carobbio”.
Poiché una corretta gestione del territorio non può prescindere dalla sua conoscenza, questo lavoro diventa uno strumento indispensabile per chi ha il compito di gestire quest’area naturale.
Il Relatore
Roberto Olgiati ha conseguito la laurea in Scienze Naturali all’Università degli Studi di Milano e successivamente il Diploma di Ispettore Micologo a Trento. I suoi interessi spaziano dall’astronomia alla geologia, dalla micologia alla botanica. Per l’Associazione Antares, Centro Amatori Astronomia e Natura di Legnano, di cui è Consigliere e attivissimo Socio, cura soprattutto l’attività della sezione di Micologia (con il servizio di classificazione funghi rivolto anche alla cittadinanza) e l’allestimento di varie “Mostre di Funghi dal Vero”. Numerosi sono gli incontri didattici e gli articoli da lui realizzati su vari temi naturalistici. Molti appassionati del FAB già ne conoscono l’abilità scientifica e oratoria, avendolo ascoltato in precedenti serate (l’ultima risale al novembre 2022, quando ci propose una splendida serata su “La Flora alpina del Gabiet”).
La serata
Roberto ci ha inviato le seguenti note sul contenuto della sua relazione, durante la quale presenterà il suo nuovo libro, che di fatto costituisce la guida naturalistica ed escursionistica più completa e aggiornata sui Piani di Artavaggio:
“Per gli amici del FAB, di cui sono orgoglioso di essere socio da moltissimi anni, ho preparato una serata in cui illustrerò schematicamente le caratteristiche dell’ultima mia opera libraria. In sintesi:
458 schede botaniche, corredate da una chiara iconografia, ne illustrano la ricchezza floristica con particolare attenzione alle numerose specie endemiche, rare e protette. Alcune erbe selvatiche commestibili sono approfondite con consigli per la raccolta e l’utilizzo in cucina.
18 itinerari sono stati selezionati e descritti con foto e cartine, e consentono di scoprire la natura del territorio in tutte le stagioni e di viverla in maniera ancora più immersiva con oltre 60 contenuti multimediali accessibili mediante qrcode.
7 rifugi garantiscono all’escursionista confortevoli punti d’appoggio anche per trekking di più giorni: qui si respira l’ospitalità delle genti di montagna e si assaporano i piatti tipici del patrimonio gastronomico locale.
La geologia è trattata in modo comprensibile per meglio interpretare la storia millenaria del comprensorio e la sua particolare morfologia.
Lo studio della biodiversità di Artavaggio è arricchito dalla descrizione della fauna alpina attraverso le straordinarie immagini catturate da Lele Maini.
La Valsassina è un affascinante scrigno tutto da scoprire; si troveranno notizie anche sullo Strachítunt DOP e sulle tradizioni casearie a Reggetto di Vedeseta in Val Taleggio, sugli eventi storici che hanno caratterizzato le terre di confine tra lo Stato di Milano e quello di Venezia e infine non mancherà la descrizione di chiese e cappelle, luoghi della fede che donano attimi di intimo raccoglimento”.
Il Relatore
Roberto Olgiati ha conseguito la laurea in Scienze Naturali all’Università degli Studi di Milano e successivamente il Diploma di Ispettore Micologo a Trento. I suoi interessi spaziano dall’astronomia alla geologia, dalla micologia alla botanica. Per l’Associazione Antares, Centro Amatori Astronomia e Natura di Legnano, di cui è Consigliere e attivissimo Socio, cura soprattutto l’attività della sezione di Micologia (con il servizio di classificazione funghi rivolto anche alla cittadinanza) e l’allestimento di varie “Mostre di Funghi dal Vero”. Numerosi sono gli incontri didattici e gli articoli da lui realizzati su vari temi naturalistici. Molti appassionati del FAB già ne conoscono l’abilità scientifica e oratoria, avendolo ascoltato in precedenti serate (l’ultima risale al novembre 2022, quando ci propose una splendida serata su “La Flora alpina del Gabiet”).
La serata
Roberto ci ha inviato le seguenti note sul contenuto della sua relazione, durante la quale presenterà il suo nuovo libro, che di fatto costituisce la guida naturalistica ed escursionistica più completa e aggiornata sui Piani di Artavaggio:
“Per gli amici del FAB, di cui sono orgoglioso di essere socio da moltissimi anni, ho preparato una serata in cui illustrerò schematicamente le caratteristiche dell’ultima mia opera libraria. In sintesi:
458 schede botaniche, corredate da una chiara iconografia, ne illustrano la ricchezza floristica con particolare attenzione alle numerose specie endemiche, rare e protette. Alcune erbe selvatiche commestibili sono approfondite con consigli per la raccolta e l’utilizzo in cucina.
18 itinerari sono stati selezionati e descritti con foto e cartine, e consentono di scoprire la natura del territorio in tutte le stagioni e di viverla in maniera ancora più immersiva con oltre 60 contenuti multimediali accessibili mediante qrcode.
7 rifugi garantiscono all’escursionista confortevoli punti d’appoggio anche per trekking di più giorni: qui si respira l’ospitalità delle genti di montagna e si assaporano i piatti tipici del patrimonio gastronomico locale.
La geologia è trattata in modo comprensibile per meglio interpretare la storia millenaria del comprensorio e la sua particolare morfologia.
Lo studio della biodiversità di Artavaggio è arricchito dalla descrizione della fauna alpina attraverso le straordinarie immagini catturate da Lele Maini.
La Valsassina è un affascinante scrigno tutto da scoprire; si troveranno notizie anche sullo Strachítunt DOP e sulle tradizioni casearie a Reggetto di Vedeseta in Val Taleggio, sugli eventi storici che hanno caratterizzato le terre di confine tra lo Stato di Milano e quello di Venezia e infine non mancherà la descrizione di chiese e cappelle, luoghi della fede che donano attimi di intimo raccoglimento”.
LA RELATRICE
Daniela Lupi, laureata in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Milano, ha poi conseguito il Dottorato di ricerca presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, occupandosi della biologia di un insetto utile nella lotta biologica. Dal 2019 è Professore Associato di Entomologia Applicata presso il Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente dell’Università degli Studi di Milano. Le sue attività di ricerca entomologica si concentrano principalmente sullo studio della biologia e dell’applicazione di diversi potenziali agenti di controllo per la lotta alle specie esotiche invasive. Altri temi di ricerca sono legati all’effetto di diversi fattori antropici (compresi i prodotti fitosanitari) sugli insetti utili, e in particolare sulle api da miele e sugli impollinatori selvatici. Daniela, che ha al suo attivo numerosi articoli scientifici pubblicati su riviste di prestigio, ha partecipato sia come Relatore che come Chairman e contribuito all’organizzazione di convegni entomologici anche di rilevanza internazionale. Dal 2019 è Section Editor in “Insect Ecology” del Journal of Entomological and Acarological Research e dal 2022 è Subject Editor in “Pollinator Ecology and Management” della rivista Environmental Entomology. Dal 2022 è diventata Vicepresidente del gruppo di lavoro IOBC-WPRS (International Organisation for Biological and Integrated Control – West Palaearctic Regional Section) che si occupa di “Gestione del paesaggio per la biodiversità funzionale”.
Daniela ci ha inviato le seguenti note sul contenuto della sua relazione:
“Dialogo tra api e fiori: armonie di forme, colori, fragranze e adattamenti evolutivi.
L’interazione tra api e fiori è il risultato di una coevoluzione millenaria in diverse aree geografiche tra piante e impollinatori. I fiori, attraverso i loro colori e profumi, attraggono gli impollinatori offrendo loro nettare come ricompensa e ottenendo in cambio l’impollinazione. Tra gli impollinatori, le api (Hymenoptera Apoidea), circa 30.000 specie distribuite in tutto il mondo, giocano un ruolo cruciale nell’impollinazione. Numerosi tratti rafforzano la simbiosi tra api e piante, molti dei quali innati, ma alcuni appresi nel corso della vita di un’ape. Il colore dominante del fiore e schemi cromatici nell’ambiente permettono alle api di individuarli da lontano, mentre colorazioni più sottili indicano la posizione dei nettari. La forma del fiore influisce sull’accesso e sulla dispersione del polline. Anche la diversità di forme e dimensioni delle api e le loro esigenze nutrizionali associate alla loro struttura sociale, le aiutano ad adattarsi a fiori differenti. Nella presentazione, attraverso una rassegna di casi studio e di esperimenti in ambienti diversi, esplorerò le relazioni tra api e fiori in contesti che combinano biodiversità, urbanizzazione, piante esotiche e cambiamenti climatici”.
LA RELATRICE
Daniela Lupi, laureata in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Milano, ha poi conseguito il Dottorato di ricerca presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, occupandosi della biologia di un insetto utile nella lotta biologica. Dal 2019 è Professore Associato di Entomologia Applicata presso il Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente dell’Università degli Studi di Milano. Le sue attività di ricerca entomologica si concentrano principalmente sullo studio della biologia e dell’applicazione di diversi potenziali agenti di controllo per la lotta alle specie esotiche invasive. Altri temi di ricerca sono legati all’effetto di diversi fattori antropici (compresi i prodotti fitosanitari) sugli insetti utili, e in particolare sulle api da miele e sugli impollinatori selvatici. Daniela, che ha al suo attivo numerosi articoli scientifici pubblicati su riviste di prestigio, ha partecipato sia come Relatore che come Chairman e contribuito all’organizzazione di convegni entomologici anche di rilevanza internazionale. Dal 2019 è Section Editor in “Insect Ecology” del Journal of Entomological and Acarological Research e dal 2022 è Subject Editor in “Pollinator Ecology and Management” della rivista Environmental Entomology. Dal 2022 è diventata Vicepresidente del gruppo di lavoro IOBC-WPRS (International Organisation for Biological and Integrated Control – West Palaearctic Regional Section) che si occupa di “Gestione del paesaggio per la biodiversità funzionale”.
Daniela ci ha inviato le seguenti note sul contenuto della sua relazione:
“Dialogo tra api e fiori: armonie di forme, colori, fragranze e adattamenti evolutivi.
L’interazione tra api e fiori è il risultato di una coevoluzione millenaria in diverse aree geografiche tra piante e impollinatori. I fiori, attraverso i loro colori e profumi, attraggono gli impollinatori offrendo loro nettare come ricompensa e ottenendo in cambio l’impollinazione. Tra gli impollinatori, le api (Hymenoptera Apoidea), circa 30.000 specie distribuite in tutto il mondo, giocano un ruolo cruciale nell’impollinazione. Numerosi tratti rafforzano la simbiosi tra api e piante, molti dei quali innati, ma alcuni appresi nel corso della vita di un’ape. Il colore dominante del fiore e schemi cromatici nell’ambiente permettono alle api di individuarli da lontano, mentre colorazioni più sottili indicano la posizione dei nettari. La forma del fiore influisce sull’accesso e sulla dispersione del polline. Anche la diversità di forme e dimensioni delle api e le loro esigenze nutrizionali associate alla loro struttura sociale, le aiutano ad adattarsi a fiori differenti. Nella presentazione, attraverso una rassegna di casi studio e di esperimenti in ambienti diversi, esplorerò le relazioni tra api e fiori in contesti che combinano biodiversità, urbanizzazione, piante esotiche e cambiamenti climatici”.